


Tutto comincia quando dagli scaffali dell'archivio della Camera del lavoro milanese spunta fuori una risma di carta velina di forma diversa dalle altre. E Ivan Brentari, scrittore e storico, che quei fascicoli dove si raccoglie la storia del sindacato e del lavoro milanese li conosce bene perché li sta spulciando da mesi, si accorge subito che c'è qualcosa di diverso dai soliti bollettini di delegati e funzionari. Ivan sfoglia le carte sottili, incuriosito. E scopre un piccolo tesoro, rimasto sepolto per più di cinquant'anni: sono racconti, scritti da operai metalmeccanici nel 1963 per un concorso letterario indetto dalla Fiom milanese. Centomila lire al vincitore e una giuria di altissimo livello: Umberto Eco, Franco Fortini, Giovanni Arpino e Luciano Bianciardi. Racconti che parlano della vita nelle fabbriche, delle lotte e degli scioperi lunghissimi per conquistare diritti basilari. Racconti rimasti però semiclandestini, visto che a pubblicarli fu solo Il Metallurgico, giornale operaio della Fiom. E che oggi rivedono la luce, accompagnati dai lavori narrativi di altri operai, quelli di adesso.
Trovate le carte, Brentari si convince subito della necessità di farle conoscere, di dare loro la notorietà che meritano (tra i materiali ritrovati c'è anche un semi-inedito di Bianciardi, Alle quattro in piazza del Duomo, da cui all'epoca era nata l'idea del concorso). «Dobbiamo ripubblicarli», dice Brentari a Debora Migliucci, la responsabile dell'Archivio del lavoro che ha sede a Sesto San Giovanni e che custodisce con cura la memoria storica del sindacato.
Il primo a essere coinvolto è Giovanni Cattabriga, ovvero Wu Ming 2, tramite uno scambio di mail da cui nasce l'idea che poi diventerà un libro: perché non chiedere, oggi, ai metalmeccanici, di scrivere sul mondo del lavoro? E così dalla Fiom di Milano arriva la chiamata rivolta ai lavoratori, la richiesta di partecipare al nuovo progetto. Rispondono alcuni operai delle fabbriche milanesi e lombarde e nasce il collettivo "MetalMente".
Al termine di questo percorso c'è un libro, Meccanoscritto (pubblicato da Alegre) che viaggia lungo mezzo secolo. Non un'antologia, non una raccolta di racconti, ma un intreccio che ripropone due epoche storiche messe allo specchio: il periodo in cui le lotte sindacali erano in fase offensiva, esplorato con una modalità di scrittura individuale; e il mondo del lavoro al giorno d'oggi, rovesciato rispetto ad allora, in cui le battaglie sindacali sono in fase difensiva e che viene raccontato con una narrazione collettiva.
Ad aprire il libro c'è una prefazione collettiva. In cui, oltre a Brentari, MetalMente e Wu Ming 2, scrivono Giuseppe Sacchi (storico sindacalista della Fiom milanese scomparso lo scorso anno), Maurizio Landini e Marcello Scipioni, segretario della Fiom milanese. E che descrive così questa insolita esperienza che tra archivi, operai e scrittori è durata circa due anni: «Il concorso del 1963 proponeva agli operai di trasformare la propria esperienza in riflessione narrativa, senza ulteriori mediazioni. Il laboratorio del 2015, con strumenti diversi, riportava in auge quella sfida. Una bella sfida. Anzi, una sfida doppia. Proprio perché arriva in un momento durissimo».