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02.03.2023 – 09.30 – Sale biliardo, divani in pelle, forni a microonde multifunzione e suggestivi coffee break al bancone del bar. È forse la promessa di prosperità e libertà sul posto di lavoro? Alcuni spazi di co-working ti consentono persino di ospitare eventi cross-office, da aperitivi aziendali a cacce al tesoro, consulenza nutrizionale gratuita e incentivi terapeutici. Una piacevole percezione dell’ambiente di lavoro aiuta a liberarsi del pensiero sgradevole: “Sono soddisfatto del mio lavoro?” Il divertimento è una distrazione. E questa differenza sostiene ampiamente la cultura aziendale italiana, che è in piena crisi di fronte a un fenomeno globale post-pandemia: la Grande Dimissione. Solo in Italia nei primi 9 mesi del 2022 si sono verificate 1,7 milioni di dimissioni volontarie, in aumento del 22% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Con la pandemia e la rivalutazione dei progetti di vita, le persone si stanno rendendo conto dell’importanza di svolgere il lavoro in termini di sviluppo personale, oltre a fornire una certa flessibilità per godersi la vita.
Il progetto però – in Italia – è ancora fermo al passato e al suo vecchio modo di pensare che non tiene conto delle esigenze della nuova generazione. Trova la causa. Due figure arcaiche evidenziano la necessità di un cambio di paradigma: occupato e Non stare zitto.

Se il neologismo aziendale (“lavoratore”) è nato ed è entrato nel vocabolario di Trekani una quindicina di anni fa, ci sarà stato un motivo: la società accettava l’ossessione forzata dell’uomo per il suo lavoro, la lavoratrice del gruppo lo ammirava. Straordinari, disponibilità a tempo indeterminato e retribuzione garantita. Ancora oggi, però, la società italiana ha subito profondi cambiamenti. Lo smart work forzato durante la pandemia è uno dei fattori che aiutano a ripensare le abitudini umane e i bisogni umani più importanti, come stare all’aria aperta e socializzare. Ed è qui che prende forma la figura del quiet quitter (“quitter quitter”): il lavoratore che mira a lavorare il meno possibile e guadagnare abbastanza per vivere dignitosamente.

I giovani lavoratori condividono ipotesi sulla ricerca di uno stile di vita più tranquillo e meno stressante. Infatti, secondo un recente studio di Euromonitor International, il 55% degli intervistati crede che sarà più felice nei prossimi 5 anni e il 48% crede che in questo modo sarà in grado di vivere una vita più sana. E per parlare della ricerca di un ambiente di lavoro più comodo e conveniente, viene introdotta una terza persona simbolica: la crescita (dal verbo crescere: prosperare, crescere bene). Cercando ardentemente lunghe pause tra un lavoro e l’altro per riposarsi e concentrarsi, è in grado di “salire” e gestire il suo lavoro e la sua vita personale al meglio delle sue capacità. Non si ammazza sul lavoro come l’imprenditore quindici anni fa, non lascia volontariamente il posto di lavoro su suggerimento di un tranquillo mollante. Quindi spendere il proprio tempo potrebbe essere un modo alternativo per evitare di leccarsi le ferite?

ST

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